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Dormire nel medioevo

 

Andare a letto la sera, dormire di filato tutta la notte e svegliarsi al mattino: questa, che ci sembra una routine così familiare da apparire universale, in realtà è un’abitudine (peraltro spiccatamente occidentale) piuttosto recente.

Vi stupirà infatti sapere che il riposo, come lo conosciamo, risale alla rivoluzione industriale e all’invenzione della luce elettrica, l’illuminazione artificiale che ha ci ha permesso di affrontare cicli anche molto distanti da quelli naturalmente dettati dal sole e dall’arco di luce naturale.

Ovviamente, una simile rivoluzione è frutto dell’esigenza dell’uomo moderno di poter assolvere ai numerosi compiti che la nuova vita contemporanea richiedeva.

Prima dell’arrivo della lampadina, infatti, e per tutto il medioevo, il sonno e il riposo erano fattori del tutto incostanti: la vita media si aggirava intorno ai quarant’anni e le condizioni di vita erano spesso ai limiti della sopravvivenza. Inoltre, il supporto in cui si riposava era più che altro ricavato da materiale di fortuna (paglia, fieno, stoffa o piume per i più fortunati), e di certo non facilitava il recupero delle energie.

In effetti, anticamente si andava a dormire frequentemente poco dopo al tramonto, anche molto presto durante i mesi invernali, ma non era infrequente che ci si svegliasse più volte nel cuore della notte per svolgere alcuni veloci mestieri, leggere, scrivere, conversare, pregare o mangiare qualcosa, e poi si ritornasse a dormire. Voi che seguite Wool Service sapete che è modo alquanto insalubre di recuperare le forze e superare lo stress quotidiano, ma in questo caso, l’abitudine ad avere due cicli del sonno era considerata la normalità.

Tuttavia, queste abitudini erano così radicate nel ritmo dei nostri antenati che ancora adesso esiste un picco registrato nell’attività del nostro cervello che si verifica introno alla mezzanotte (fortunatamente non abbastanza potente da svegliarci): si tratta della reminiscenza di questa vecchia abitudine, spesso sfruttata da poeti e scrittori che trovano nelle ore notturne il loro momento più ispirato.

L’abitudine a spezzare il sonno è anche attestata in molti scritti antichi: per esempio, un medico inglese scriveva che l’ora ideale per lo studio e la contemplazione era fra il “primo sonno” e il “secondo sonno”. Ne I racconti di Canterbury, Chaucer diceva che un personaggio andava a letto in seguito al “primo sonno”.

Questo modello di sonno, che a noi appare quasi alieno, è in realtà stato tramandato fino al 19° secolo (come dire l’altro ieri), ed è anche un’abitudine degli scimpanzé, che in questo modo regolano il loro riposo.

Oggi abbiamo impostato i nostri parametri di benessere su modelli più avanzati, che ci permettono di vivere una lunga vita, fortunatamente al riparo da vecchi spauracchi dell’antichità. Le nuove tecnologie unite allo studio scientifico delle abitudini del sonno ci hanno aiutato a consegnarvi degli strumenti ideali su cui fare affidamento per il vostro benessere, anche mentre riposate. In fondo, possiamo dire che senza quel giaciglio di paglia e piume da cui imparare, oggi non ci sarebbe Wool Service.